Cosa distingue una star da un comune attore?
La star sa convincere, durare e sedurre.
CONVINCE: perché incarna i sogni.
DURA: non si diventa star con un film, ma con molte interpretazioni.
SEDUCE: è la sua caratteristica principale, piacere agli altri.
Questa un sintesi di quanto scriveva il mitico Jacques Séguéla in Hollywood lava più bianco.
Era il 1985 e 4 anni prima il pubblicitario francese aveva tirato fuori lo slogan “La Forza Tranquilla” con cui Mitterand vinse le presidenziali.

Séguéla faceva diventare star di Hollywood i prodotti che pubblicizzava, anche fossero politici.
👉 Fast forward to 2022: le star di Hollywood, stravolte dai cambiamenti imposti da internet e dai re dello streaming, devono diventare marketers per promuovere i propri prodotti, le proprie idee, se stessi.
Ai Leoni di Cannes ci va questo signore qui, Ryan Reynolds.

“I used some of that sweet Deadpool money to buy Aviation Gin and I needed to market that, so we inadvertently became a marketing company. Suddenly we were having the time of our lives. We then started branching out to other clients and working on projects we really wanted to work on and brands we really wanted to work on.”
La star di Deadpool, che è il cofondatore della società di produzione cinematografica e dell'agenzia di marketing digitale Maximum Effort, ha avuto una serie di successi virali con pubblicità che ha coprodotto e scritto sin dall'inizio dell'azienda nel 2018. Reynolds ha venduto l'azienda alla società di tecnologia pubblicitaria MNTN l'anno scorso, ma svolge ancora un ruolo pratico come chief creative officer. Rivolgendosi a una miriade di leader del settore in un auditorium gremito al festival dei Leoni di Cannes sulla Costa Azzurra, ha rivelato come la sua avventura nel settore sia in gran parte nata dalle circostanze piuttosto che dal design. - Fortune.com
Partiamo dal presupposto che Reynolds è un gran figo.
Non ci sono molti altri modi di definirlo. Uno che riesce a superare l’imbarazzante prova in costume di Lanterna Verde e avere successo prima con Deadpool - perfetto antieroe nella lunga scia degli “eroi cattivi”, ne parlo qui - e poi nella complessa, schizofrenica e paranoide industria pubblicitaria, non può che essere un gran figo.
Etichette a parte, la storia di Reynolds racconta in realtà la debolezza dei conglomerati pubblicitari di oggi, società che investono su tecnologia, dati e media, sbandierando la creatività come un vessillo ma venduto al chilo.
Di pubblicitari star infatti non ce ne sono più.
Ci sono grandi marketers, professori alla Ritson o alla Sharp - ne scrivo qui - e pochi Direttori Creativi alla David Droga - che poi diventano CEO di società di consulenza (Accenture Song) - tutto il resto sono bravi professionisti, gente di mestiere, giovani uomini e donne da mettere in copertina.
Nulla rispetto a un tizio in costume attillato che fa battute da terza media.
Famoso. Popolare.
Credo che le agenzie pubblicitarie abbiano bisogno di un riposizionamento di categoria, magari usando qualche testimonial, magari Ryan farà bene a tutti.
Vero che alla fine parlano le campagne, ma quando il CEO della società più premiata - 176 Leoni! - all’ultima edizione di Cannes è questo signore qui sotto, MBA Insead e un super professionista dei conti, uno in grado di rassenerare gli investitori e parlare di dividendi, a livello popolare non c’è partita.


